La Rivista

gici del limite che mi intrigano di più, soprattutto l’idea che il limite rap- presenti per l’essere umano qualcosa di ambivalente, ovvero da un lato una sorta di risorsa necessaria per liberare le potenzialità della persona, dall’altro, un ostacolo sgradito in quanto barriera che blocca l’orizzonte di vita. I celeberrimi versi della sublime lirica di Leopardi L’infinito (cito di seguito la prima parte) mi sono sempre apparsi come un insieme di immagini geniali capaci di esprimere come un limite visivo (il famoso colle e la famosa siepe) costituisca sia un impedimento alla percezione di spazi reali lontani, sia una opportunità che permette al pensiero di vagare con l’immaginazione oltre quella fron- tiera, fino a fondersi con l’universo. Esperienza questa foriera di sensa- zioni ambivalenti in cui si mescolano diletto e sgomento. Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo (…) La spinta a superare comunque i limiti Mi domando a questo punto cosa succede invece quando l’essere uma- no si pone come obiettivo di oltrepas- sare i «colli» e le «siepi» che limitano la prospettiva. Penso, ad esempio, agli uomini e alle donne che sentono il bisogno di esplorare territori ino- spitali e di effettuare scalate epiche. Ho letto alcune interviste fatte al Re degli ottomila, Reinhold Messner. Ecco alcuni frammenti delle sue risposte alla domanda classica che molti intervistatori gli rivolgono: per- ché ami così tanto scalare? “ Perché quello che conta per me non è quello che ho, ma quello che faccio! Perché non mi interessano le imprese prive di contrasti. Sono gli ostacoli che mi fanno crescere! Perché sono rimasto un sognatore che vuole realizzare le sue utopie! Perché l’arrampicata è l’arte della sopravvivenza. Il miglior scalatore è l’uomo o la donna che va nei luoghi più folli e sopravvive! ” Sono risposte di un individuo che sa bene come le sue caratteristiche psico-fisiche eccezionali gli abbiano permesso di superare molti limiti che si pensavano invalicabili: come, ad esempio, scalare gli ottomila del- la terra senza il ricorso a bombole di ossigeno. Quale l’origine di tanta incredibile forza? Azzardo in una ipotesi giocosa. Guardando le sue foto recenti si nota in particolare come anche in età avanzata conservi una chioma da fare invidia a milioni di giovani ventenni. Che il suo segreto sia proprio tale folta criniera, come il mitico Sansone? Con una fondamen- tale qualità in più però: non ha avuto la debolezza puerile di rivelare la sor- gente della sua forza a una qualche Dalila, con le tragiche conseguenze che tutti conosciamo… Comunque sia, la spinta a superare i propri limiti mentali e/o fisici è pro- babilmente una delle chiavi del suc- cesso in molti campi: dagli sportivi di élite agli imprenditori, dai ricercatori affermati ai giovani insegnanti, dagli artisti al semplice “uomo qualunque” che ambisce a migliorarsi ogni gior- no e a sentirsi un po’ vincente nei confronti di sé stesso e delle persone con le quali gli piace misurarsi. I limiti imposti dall’ambiente e la voglia libertà senza limiti Parlando di ambiente mi viene subito da pensare a tre contesti: quel- lo familiare, quello scolastico, quello della recente pandemia. Li commen- to nell’ordine. La famiglia è il luogo per eccellenza in cui fin dalla prima infanzia si fa un doppio apprendimento: l’integrazione dei limiti e il suo contrario, ovvero la contestazione dei limiti. Nella prima il limite come regola fissata da norme di legge a scopi preventivi. L’esempio tipico è quello di velocità per gli autoveicoli. La Rivista · Dicembre 2022 55

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