La Rivista

persone era autorizzata a darmi del tu semplicemente perché ero giova- ne , mentre verso gli anziani dovevo portare il dovuto rispetto formale. Ancora oggi ho grande difficoltà a dare del tu a persone più anziane di me e così, quando mi trovo nella cittadina del Veneto dove sono nato e ho vissuto una parte della mia vita, la comunicazione con conoscenti (non amici!) di lunga data rimane sbilanciata: loro continuano a darmi del tu semplicemente perché mi considerano un bocia , un ragazzo, ma io non riesco a dare del tu a loro perché nessuno me lo ha proposto formalmente, magari davanti a un’ ombra de vin . Ma in genere in Italia, non solo in Veneto, sono stato coinvolto spesso in dialoghi che iniziano grosso modo così: Io: “Buongiorno” ; L’altra/l’altro: “Ciao, posso aiutarti?”, “Che cosa desideri?”, “Che cosa pren- di?” . Gli altri erano una giovane venten- ne piena di tatuaggi al bancone di un bar, un trentenne commesso di una libreria con la barba lunga da filosofo e gli occhiali da intellettuale, un quarantenne dall’aria annoiata alla cassa di un supermercato, una cinquantenne con i capelli tinti di rosso in un negozio di vestiti o un sessantenne calvo che ha appena finito di bestemmiare contro gli av- ventori della sua osteria. Vi assicuro che si tratta di luoghi occasionali in cui sono entrato per caso. Io non conoscevo quelle persone e loro non conoscevano me. Nei nostri dialoghi nessuno delle due parti cedeva: io continuavo a dare del Lei , l’altra/l’altro insisteva con il tu . Non era sicuramente una comunicazione prevista dai manuali. Come da manuale Ma queste incongruenze comu- nicative possono capitare anche all’estero. Per esempio, in una pani- noteca italiana di una cittadina sviz- zera tedesca un giorno attendevo pazientemente il mio turno prima di essere servito. Avevo tutto il tempo per decidere in che lingua parlare con la ragazza alla cassa che pren- deva le ordinazioni. Parlava un tede- sco un po’ stentato con i clienti, ma con la collega che si occupava delle bevande usava un ottimo italiano caratterizzato da un lieve accento dell’Est europeo. La sua collega, invece, aveva un marcato accento calabrese. Quando è arrivato il mio turno, ho fatto la mia ordinazione in italiano. Lei mi ha guardato sorpresa e ha continuato con il tedesco, rivol- gendosi a me correttamente con la forma di cortesia Sie secondo le regole basilari della comunicazione commerciale con gli sconosciuti. Io, per contro, ho preferito usare l’italia- no con il Lei . Alla fine, la ragazza ha capito che anche per lei è più facile comunicare nella mia lingua e da quel momento è iniziato un tipico dialogo da manuale: Lei: Desidera anche qualcosa da bere, signore? Io: Volentieri, vorrei una bottiglia di acqua minerale frizzante, per favore. Lei: Va bene. Il panino lo vuole caldo, signore? Io: Se è possibile, molto volentieri, grazie. Lei: Il panino lo mangia qui, signore? Io: Sì, grazie. Lei: Deve aspettare qualche minuto, signore. Io: Non c’è problema. Lei: Se si vuole accomodare al tavolo, la mia collega le porterà il panino e l’acqua, signore. Io: Va bene, grazie, arrivederci . La Rivista La lingua batte dove... La Rivista · Dicembre 2022 52

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