La Rivista

hanno più profili omogenei come negli anni ‘60, ma con la genera- zione precedente hanno in comune la richiesta di essere informati su una realtà che non conoscono. “ Si potrebbe prevedere un tipo di offerta più didattica, che li aiuti ad appro- fondire le conoscenze linguistiche e culturali, in maniera integrativa e non ghettizzante ”. La RSI ha quindi “ un potenziale immenso ”, che va sfruttato per raccontare la Svizzera nella sua diversità e rappresentare tutta l’italianità nel nostro Paese. Il tema della prospettiva è stato sol- levato anche dalla professoressa Ta- tiana Crivelli , titolare della cattedra di Letteratura italiana all’università di Zurigo. “ La RSI dovrebbe riflettere su come arricchire la prospettiva della sua offerta attuale introducen- do uno sguardo di un’altra regione linguistica su quanto avviene nella Svizzera italiana ”. Il punto su cui riflettere non è tanto l’opportunità di seguire un evento o una notizia spe- cifici, quanto piuttosto garantire una prospettiva sufficientemente inclusi- va in tutta l’offerta della RSI. Il ruolo dei social Vivere il territorio della Svizzera tedesca in italiano non è semplice, inoltre le modalità di fruizione dei media sono cambiate e ormai si utilizzano maggiormente mezzi più leggeri della tv e della radio, come internet e i social, ha fatto presente anche Alessandro Bosco, presidente della Società Dante Alighieri di Zuri- go. È su queste piattaforme che ci si dovrebbe concentrare per raggiun- gere i nuovi pubblici. In effetti negli ultimi anni i social hanno giocato un ruolo di primo pia- no nella ricerca, nell’accesso e nello scambio di informazioni. Non si contano, anche in Svizzera, i nume- rosi gruppi e comunità virtuali che aggregano expat italiani. I membri di questi gruppi – ha testimoniato una docente di italiano presente nel pubblico – cercano di scambiarsi informazioni sulla realtà in cui vi- vono, ma spesso lo fanno in modo maldestro e parziale. Anche qui il potenziale del servizio pubblico sa- rebbe ampio. Un punto di vista pi tradizionale Se le nuove generazioni di immigrati italiani si muovono ormai solo nel mondo digitale, non va dimenticata quell’ampia fetta di pubblico (anche molto fedele) della RSI, che appartiene alla generazione precedente e fa capo all’offerta lineare. “ Vediamo con piacere quanto sono numerosi gli ascoltatori, soprattutto di Rete Uno, che vivono fuori dalla Svizzera italiana e poniamo attenzione anche alle loro esigenze – ha spiegato Pelli – Per esempio ora le trasmissioni di Rete Uno la mattina iniziano alle 5.30, proprio perché nella Svizzera interna si va al lavoro più presto ”. Secondo Luciano Alban , già presidente del Comites di Zurigo, si potrebbe fare di più, in particolare si dovrebbe tornare a proporre un programma regolare dedicato agli italofoni sul modello di Un’ora per voi , diffuso dalla RSI (allora TSI) negli anni ’60-‘70. Spunti per il futuro Se fino a qualche anno fa c’erano le associazioni come i Comites, oggi sono i gruppi e le pagine social che aggregano chi arriva in Svizzera dall’estero. Quale quindi il ruolo dell’ente pubblico? Più che fornire trasmissioni e informazioni dedica- te a questo target, secondo quanto emerso dalla serata, dovrebbe arric- chire l’offerta esistente con nuove prospettive, aprendosi e includendo sguardi e punti di vista esterni alla Svizzera italiana. L’evento promosso dalla CORSI è quindi da vedere come una prima tappa di un processo di avvicinamento e reciproca cono- scenza tra gli utenti italofoni e la RSI. L’auspicio di tutti i partecipanti è stato di poter proseguire il dialogo, con altre future occasioni. I partecipanti al dibattito. Da sinistra: Matteo Pelli, Lidie De Bernardi, il moderatore, Alessandro Bosco e Marianna Sica La Rivista · Dicembre 2022 49

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