La Rivista
Quella della canzone è invece Piazza Cavour, che è proprio lì dietro l’an- golo, e dove in effetti ci sono i gatti, le panchine e gli innamorati cantati da Lucio. Ma Piazza Maggiore, no- nostante tutto, è rimasta l’anima e il simbolo di Bologna; l’area attorno alla piazza è quella con la maggior concentrazione di negozi, servizi e locali. La prima in cui si riversano i turisti, moltiplicati dai voli low-cost . E affascinati da questo spazio cir- condato da edifici civili e religiosi in armoniosa convivenza. La Basilica di San Petronio, una delle chiese più grandi al mondo per estensione (ma non cattedrale, singolarmente). Quel San Petronio, che secondo una leggenda metro- politana “ doveva essere più grande di san Pietro a Roma, ma poi il papa non volle, e fermò i lavori ”. In realtà nessun papa bloccò i lavori: furono i fondi che cominciarono a scar- seggiare. E peraltro, al momento dell’edificazione di San Petronio, San Pietro non era neanche stata proget- tata… La magnificenza dell’incompiuta San Petronio è forse ancora più evi- dente all’interno, tre navate in stile gotico ricchissime di capolavori. E fa il paio con quella degli altri edifici della piazza. Fra cui un posto di ri- lievo nella Bologna contemporanea spetta alla Biblioteca Salaborsa, ac- cogliente spazio culturale adiacente al più nobile Palazzo d’Accorsio, sede del Comune. Ci si viene per leggere, ascoltare musica, prendere in presti- to libri e CD, bere un caffè al mattino o mangiare un tramezzino a mez- zogiorno. Per vedere una mostra, partecipare a un dibattito, assistere a una conferenza. Ma solo da una ventina d’anni: perché un tempo era davvero la sede della borsa cittadi- na, dove trattare il prezzo del grano o della seta. E in anni non troppo lon- tani era diventata anche palazzetto dello sport: la sera gli agenti di cam- bio lasciavano il posto ai campioni del basket. Sulle pareti ancora oggi ci sono vecchie foto con i cestisti della Virtus che palleggiano sulle piastrelle del pavimento decorato a rombi della Salaborsa: per anni un vero e proprio segno distintivo della pallacanestro cittadina. Torri, portici e gastronomia Dici Bologna, e pensi a torri, portici e gastronomia. Ma di torri ne sono rimaste poche: quelle celebri, Garisenda e Asinelli, sono lì a due passi da San Petronio, sulla antica via Emilia. Quanto a portici, la lotta con Torino è vinta senza competi- zione, visto che i 38 chilometri dei portici bolognesi (senza contare quelli fuori porta) doppiano abbon- dantemente i portici torinesi. E a Il testo della canzone che Francesco Guccini ha dedicato a Bologna nel 1981 illumina la notte di una strada del centro lungo uno degli innumerevoli portici che caratterizzano la “Turrita”. La Rivista · Dicembre 2022 30
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