La Rivista
dalle rivolte sessantottine, in un impeto di socialità gaudente e di protesta politica che di lì a poco, estenuata dagli anni di piombo, sarebbe sfociata nell’affermazione trionfale dell’individualismo a par- tire dagli anni ’80. Passeggiando per la via Zamboni, fra le migliaia di studenti che sciamano sotto i portici fra un istituto universitario e una bi- blioteca, non sembrerebbe cambiato un granché dagli anni del DAMS e di Umberto Eco, delle osterie di fuori porta, gli anni di Lucio Dalla e Fran- cesco Guccini a tirar tardi fra chiac- chiere e canzoni fra i tavoli della trattoria da Vito. Poi guardi bene e capisci che di acqua ne è passata tanta sotto i ponti. Me lo confermano gli studenti della allegra comitiva a pochi metri dal mio tavolo quando mi fermo a mangiare un piatto di tortellini in via delle Moline: per tut- to il pranzo si racconteranno ognuno la propria festa dei diciott’anni, la villa la piscina, il dj, il catering e tut- to il resto. D’altra parte, non è certo una novità che da quei tempi là tutto sia cambiato, e non solo nei valori e nelle ambizioni dei ragazzi. Una città a misura d’uomo Bologna ha una particolarità che la rende unica: un’offerta da grande città a fronte di una logistica da pa- ese, dove tutto è a portata di mano, dalla stazione ferroviaria allo stadio, l’aeroporto, l’ospedale, la fiera. Ma il turismo cresce, cresce parallela- mente la richiesta di posti letto, e comincia ad avvertirsi anche qui quel fenomeno di allontanamento dei residenti dal centro storico che minaccia pesantemente l’identità di Venezia, Firenze e di altre città storiche. Con una conseguenza pre- occupante: le stanze per gli studenti cominciano a mancare. Qualcuno racconta di ragazzi, già iscritti all’a- teneo bolognese, costretti a cambia- re università perché qui non erano riusciti a trovare casa. Un paradosso, per questa città-laboratorio dove la cittadella del sapere, come tutto il resto, la trovi diffusa ovunque, per le strade e sotto i portici. Con tutto ciò che ne consegue, prima di tutto un rapporto stretto e solidale fra città e università. Chissà se la nuova classe politica sarà all’altezza di queste sfi- de e della loro complessità. Intanto l’offerta culturale cresce, in quantità e qualità. La valorizzazio- ne del patrimonio dell’archeologia industriale regala spazi preziosi di cultura e di benessere. Nei locali dell’ex macello ha trovato posto una Cineteca nota ormai in tutto il mondo. È qui, per dire, che si con- serva l’archivio personale di Charlie Chaplin. È qui che è stato realizzato il restauro digitale di un capolavoro di Hitchcock come Psycho , restitu- ito alle sale pochi mesi fa. Risultati non casuali ma frutto di una politica lungimirante. Non è un caso che da alcuni anni a Bologna non sia consentito cambiare destinazione alle sale cinematografiche storiche, ritenute un patrimonio culturale da preservare. A sua volta, lo stabili- mento che, un secolo fa, ospitava il forno pubblico cittadino, ad inizio di millennio è stato trasformato nel Museo d’Arte Moderna, l’iconico MAMbo, dove si è trasferita anche la più grande collezione al mondo di opere di Giorgio Morandi. MAMbo e Cineteca fanno parte del grande progetto di riqualificazione della Manifattura delle arti: 100’000 metri quadri in pieno centro storico, in cui la vecchia cartiera, il porto Navile e lo stabilimento per la pro- duzione dei tabacchi si sono trasfor- mati in un enorme polo artistico, culturale e ricreativo. Qui il panem et circensem di antica memoria sembra essersi tramandato in una versione ad alto valore aggiunto, con ricadute notevoli sia sull’immagine della città che sulla sua economia. Così come sulla qualità della vita: il cinema all’aperto che per tutta l’e- state porta in Piazza Maggiore fino a 7000 spettatori a sera è un rimedio miracoloso contro l’umida calura delle notti padane. La biblioteca e la pallacanestro Già, Piazza Maggiore. Molti pen- sano a lei ascoltando Lucio Dalla che canta Piazza Grande . Ma sbagliano. Concertino improvvisato in Piazza Maggiore davanti alla facciata della Basilica di San Petronio, uno dei simboli della città. La Rivista Il Belpaese La Rivista · Dicembre 2022 29
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