La Rivista
dità ci sono peraltro anche il rigore nella gestione dei conti pubblici e la forza della moneta, due capitoli su cui vale la pena di soffermarsi, per- ché spesso sono stati indicati da una parte non piccola degli esperti come elementi tendenzialmente di freno – e non di espansione - per l’economia. Proprio l’esperienza della Svizzera è tra quelle che invece meglio mostra- no come nel lungo periodo il rigore nei conti pubblici e la forza della va- luta sono fattori che contribuiscono all’espansione. I conti pubblici Per i conti pubblici, è utile in par- ticolare guardare al livello dell’inde- bitamento. Il Fondo monetario inter- nazionale ha i suoi metodi di calcolo al riguardo, ma i suoi dati (in questo caso quelli dell’ottobre scorso) hanno il vantaggio di consentire il raffronto tra i vari Paesi del mondo, su basi omogenee. La media del rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo era per le economie avanzate al 104,1% nel 2013; negli anni seguenti ci sono state lievi diminuzioni, sino al 103,9% del 2019. Nel 2020 c’è stato poi un balzo dell’indebitamento, al 123,2%, a causa soprattutto degli in- terventi pubblici in funzione anti cri- si pandemica; nel 2021 la percentuale è scesa al 117,4% e nel 2022 al 112,4% (previsione). La Svizzera, che da tempo applica il freno all’indebitamento, nel 2013 aveva un rapporto debito pubblico/ PIL pari al 42% per l’FMI; questa per- centuale è gradualmente scesa sino al 39,6% ed è poi risalita al 43,3% nel 2020 pandemico, prima di ridiscen- dere al 42,1% nel 2021 e al 40,3% nel 2022 (previsione). Come si vede, si tratta di cifre molto al di sotto della media delle economie avanzate. Occorre peraltro anche ricordare che la Svizzera è nel raffronto internazio- nale un Paese a fiscalità moderata, dunque il suo freno all’indebitamento non è dovuto ad un’elevata pressione fiscale sul lato delle entrate, quanto piuttosto ad un ragionevole conteni- mento dell’aumento delle spese pub- bliche sul lato delle uscite. Interessante da questo punto di vista è notare che, sempre secondo le pre- visioni FMI per il 2022, la Svizzera ha entrate pubbliche pari al 33,4% del PIL (media economie avanzate: 37,4%) e uscite pubbliche pari al 33,6% del PIL (media economie avanzate: 41%). La Svizzera ha negli anni regi- strato una pressione fiscale minore rispetto alla media delle economie avanzate e al tempo stesso ha avuto uscite minori. Il Paese ha avuto tut- tavia un tasso di crescita economica migliore rispetto alla media delle economie avanzate e ciò suona come conferma del fatto che la solidità non si conquista aumentando a dismisu- ra entrate e spese pubbliche, ma al contrario contenendo sia le une sia le altre, frenando l’indebitamento. Alzare troppo la pressione fiscale significa porre ostacoli alle attività economiche; alzare troppo le spese pubbliche e l’indebitamento significa incrementare gli oneri al servizio del debito, sottraendo risorse alla cresci- ta e facendo aumentare le incertezze sul sistema Paese. Ciò che accade in termini di mancata crescita nei Paesi fortemente indebitati è pure una con- ferma di tutto ciò, sull’altro versante. Il percorso del franco Veniamo alla forza della mo- neta, in questo caso del franco. La tendenza all’apprezzamento della valuta elvetica esiste, pur con alcu- ne inevitabili oscillazioni, ormai da molto tempo. Il franco tende a salire nel lungo periodo nei confronti di un po’ tutte le monete, ma è interessante in particolare rintracciare questa tendenza nel rapporto con le due valute principali a livello mondiale, il dollaro USA e l’euro. Limitandoci qui al periodo 2004-2022, possiamo vedere come all’inizio del 2004 con 1 dollaro si potessero avere circa 1,30 La Confederazione è sede di grandi organizzazioni sportive interazionali che hanno ampi giri d’affari, legati anche alle varie manifestazioni. Nella foto la sede del CIO a Losanna. La Rivista · Dicembre 2022 12
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