La Rivista
disastro, invece guarda un po’: nono- stante cinque settimane di “sgarri” frequenti e orari sballati, è riuscito a perdere quasi due chili di grasso senza scalfire la massa muscolare (e senza andare in palestra, ma su quel fronte ci ha pensato il trasloco). “ Il corpo non mente e non dimenti- ca! ” ho esclamato, citando una frase carpita durante un congresso e ri- masta indelebile nella memoria. Evi- dentemente, le ottime impostazioni mantenute per mesi hanno per- messo all’organismo di “Roberto” di tamponare efficacemente gli sbalzi occorsi nelle ultime settimane, il cui effetto è stato percepito solo a livello qualitativo (più stanchezza e mag- giore difficoltà a dormire, oltre che un accentuato nervosismo), mentre il corpo ha, se mi concedete il tecni- cismo, “tenuto botta”, anche perché, come è emerso poi, nonostante le diverse sregolatezze, un punto fermo era stato mantenuto, ossia l’appun- tamento regolare con una colazione abbondante al risveglio. E hai detto niente. La visita si è conclusa prendendo accordi sulle prossime settimane, che aiutassero il mio paziente a ri- prendere gradualmente il cammino parzialmente interrotto, forte del fatto che in ogni caso non era tutto perduto. Dopo un paio d’ore si è presentata “Isabella”, cinquantenne madre e ca- salinga, sotto trattamento farmaco- logico sia per un disturbo endocrino che per valori ematologici alterati, in sovrappeso con evidente accumulo di grasso ventrale (che, come chi mi segue da un po’ sa benissimo, è il meno simpatico di tutti dal punto di vista dei rischi per la salute). Per non farsi mancare nulla, mi raccon- ta anche di familiarità per diabete di tipo 2 e per cardiopatie. Non male, per una prima visita. Inizia a raccontarmi la sua storia ed io inizio ad alzare un sopracciglio (ma solo dentro, giuro) quando sento che l’unica volta in cui è riuscita a perdere peso è stato quando ha assunto anoressizzanti che le con- sentivano di tirare avanti a 800 kcal al giorno. Fatico a mantenere la po- sizione sulla sedia quando la ascolto dire che per mesi non ha mangiato pane e pasta ma poi ha ricominciato perché tanto non cambiava nulla e sono un po’ preoccupata quando sento elencare dolcificanti presi al mattino per il cappuccino fatto con il latte magro, seguiti da biscotti e cioccolatini del pomeriggio. A quel punto tocca a me spiegare quali abitudini a mio avviso le han- no impedito o reso molto difficile il dimagrimento e ad introdurre alcuni esempi di cibi più sani, come per esempio gli alimenti integrali al po- sto dei corrispettivi raffinati. Ma non riesco a proseguire, perché la replica è stata: “ Ah no, io quelle cose posso pensare di mangiarle per qualche mese, per dimagrire, ma di sicuro non le mangio per tutta la vita ”. Non male, come ultima visita della gior- nata… mi sono fatta coraggio e ho cercato di trovare un compromesso con la signora, sperando di trovare una maggiore apertura la prossima volta, in risposta a qualche beneficio ottenuto. Ecco, questo atteggiamento di “Isa- bella” è il frutto di decenni di bom- bardamento mediatico, volto a farci credere che il corpo risponda come nel gioco “sacco pieno, sacco vuoto” alle variazioni alimentari e soprat- tutto che risponda velocemente. Non c’è assunto più sbagliato: il nostro corpo ama la stabilità, l’omeostasi. In altre parole, tende ad opporsi ai cambiamenti. Fa freddo? E io (corpo) tremo per produrre più calore, an- nullando gli effetti della variazione esterna. Entra meno energia con il cibo? E io consumo di meno, elimino un po’ di massa muscolare “spre- cona” e tengo cara la massa grassa, per contrastare l’apparente carestia. Mi muovo di più? E allora amplifico i messaggi dei centri della fame, in modo da contrastare il deficit di energia. Per far “cambiare idea” al corpo, per convincerlo che quel punto di equilibrio su cui si è assestato non è proprio ideale, sono necessari non solo entusiasmo e determinazione, ma costanza nel mantenere le nuove abitudini e pazienza se l’ago della bilancia (o la taglia) ci mette più del- le nostre aspettative a muoversi. Ma credetemi, una volta che lo abbiamo convinto a spostarsi, non solo non ricorderemo più la fatica delle prime settimane, ma potremmo restare stupiti da quanto il nostro organi- smo prosegua da solo il percorso iniziato, anche quando per un breve periodo ci distraiamo o subiamo impedimenti di sorta e addirittura, dopo alcune settimane di “deviazio- ne”, ci sorprenderemo ad avere no- stalgia del “nostro” cibo sano. Un duale saluto dalla vostra consulente nutrizionale Dr. Tatiana Gaudimonte info@loveyourbody.ch #loveyoubody#loveyourself #nu- trizione #salute #caffé @caffeina Fonte: Redazione Virtua Salute Torino La Rivista · Settembre 2022 87
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