La Rivista

trasforma il proprio nome di origi- ne slovacca in Warhol e nei primi anni ’60 è un giovane pubblicitario di successo, che lavora per riviste come New Yorker , Vogue e Glamour . L’intuizione che lo renderà celebre e ricco è quella di ripetere una im- magine più e più volte, in modo da farla entrare per sempre nella mente del pubblico. Thirty Are Better Than One , la sua prima Monna Lisa ripe- tuta ben trenta volte, da celebre ed esclusiva opera d’arte, viene trasfor- mata in una opera di tutti e per tutti, trasformando il linguaggio della pubblicità in arte. “ In Green Coca-Co- la Bottles – scrive Falcioni nel suo testo per il catalogo – comprendia- mo immediatamente che per l’arti- sta è proprio la quantità a prevalere sull’originalità del soggetto raffi- gurato: è infatti ripetendo la stessa immagine che egli riesce a portare e mettere in scena il panorama consu- mistico nel mondo dell’arte: compito dell’artista non è più creare, ma ri- produrre ”. L’arte deve essere “ consumata ” come qualsiasi altro prodotto Per far questo Warhol adotta una speciale tecnica di serializzazione, con l’ausilio di un impianto seri- grafico, che facilita la realizzazione delle opere e riduce notevolmente i tempi di produzione. Su grosse tele riproduce moltissime volte la stes- sa immagine alterandone i colori: usando immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali o im- magini di impatto come incidenti stradali o sedie elettrice, riesce a svuotarle del significato originario. L’arte deve essere “ consumata ” come qualsiasi altro prodotto. La tecnica della serigrafia viene usata da Warhol già nel 1962 per realizzare la serie Campbell’s Soup Cans , composta da trentadue piccole tele di identiche dimensioni raffigu- ranti ciascuna gli iconici barattoli di zuppa Campbell’s, esposte nello stesso anno alla Ferus Gallery di Los Angeles. Lo stesso fa con i ritratti delle ce- lebrità dell’epoca: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis Presley, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Bran- do, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, le regine Elisabetta II del Regno Unito, Margherita II di Da- nimarca, Beatrice dei Paesi Bassi, l’imperatrice iraniana Farah Pahla- vi, la principessa di Monaco Grace Kelly, la principessa del Galles Diana Spencer. Per queste personalità es- sere ritratte da Wahrol diventa un imperativo a conferma del proprio status sociale. Emblematica la Gold Marilyn Monroe , conservata al MoMA di New York: una delle donne più affascinanti della storia moder- na americana viene qui rappresen- tata su uno sfondo oro, esattamente come si trattasse di una tavola del Trecento raffigurante la Madonna. Un oltraggio all’Espressionismo Astratto La critica all’inizio stronca questi lavori, non comprendendone l’ori- ginalità né la volontà di Warhol di comunicare l’idea della ripetizione e dell’abbondanza del prodotto, in linea con la filosofia consumistica dell’epoca. La sua opera viene vista come un oltraggio all’Espressioni- smo Astratto, movimento artistico allora dominante negli USA. Lo stesso celebre gallerista Leo Castelli all’inizio non comprende la genialità innovativa del lavoro di Warhol e cede alla richiesta di Jasper Johns di non ammetterlo nella sua scude- ria. In realtà aderendo alla cultura di massa e portandola nel mondo con- cettuale dell’arte figurativa, Warhol ha esaltato la patria del consumismo e tutto quanto gli Stati Uniti hanno simboleggiato dal dopo guerra sino agli anni ’80. “ Il vero colpo di genio attraverso cui l’artista riuscì a valorizzare defini- tivamente gli anni ’60 e le nuove forme di comunicazione di massa – leggiamo ancora nel testo di Falcioni – furono però le Brillo Box: si tratta di sculture identiche alle scatole di pagliette saponate Brillo in vendita nei supermercati. Queste vennero Andy Warhol in Drag , 1981, Polaroid, 10.8 x 8.6 cm, Collezione Privata La Rivista · Settembre 2022 75

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