La Rivista

scolastico di molti alunni e gli inse- gnanti detengono un potere piuttosto elevato che viene esercitato attra- verso l’assegnazione di voti ottenuti secondo tabelle contenenti punteggi ben precisi e inappellabili. Eppure, anche qui, il numero di insegnanti scontenti della propria situazione professionale sembra essere elevato. Situazioni simili a quelle presenti della scuola secondaria sono riscon- trabili anche tra coloro che lavorano nelle scuole professionali con alunni che, in genere, non hanno partico- lari interessi verso certe materie troppo “teoriche”. In questo caso chi potrebbe soffrire maggiormente è soprattutto il professionista dell’in- segnamento portato, per formazione o per indole, verso alcune discipline “culturali”, ma ritenute inutili in quei contesti educativi. Un certo malcontento è percepibile anche tra chi lavora nei licei, cioè nei luoghi in cui, in linea di princi- pio, dovrebbe essere ancora coltivato l’interesse verso la “cultura” nel senso più ampio del termine. Alcuni docenti non vedono troppo di buon occhio i cambiamenti, in atto ormai da diversi anni, che ormai hanno trasformato il senso stesso dell’inse- gnamento non più inteso come tras- missione approfondita e interdisci- plinare di saperi, ma come semplice raccolta di voti e crediti che servono a dimostrare competenze superficia- li utili solo per superare gli esami. Questi docenti “idealisti”, purtroppo, sono diventati ormai la minoranza, mentre il loro posto viene preso sempre più spesso da “tecnici” della didattica, i cosiddetti Fachidioten , cioè da docenti chiusi nel piccolo giardino della loro materia e disin- teressati a qualsiasi interrelazione professionale/umana con gli altri colleghi e gli alunni. Molti Fachidioten si trovano, pur- troppo, anche a lavorare nei livelli più alti dell’istruzione, cioè negli istituti accademici. I danni fatti da questo tipo di docenti sono evidenti nella percezione non molto positiva della società verso il mondo uni- versitario (anche quello a indirizzo professionale). Soluzioni pragmatiche Mancano gli insegnanti, dun- que, e le autorità scolastiche stanno correndo ai ripari in modo piuttosto pragmatico. Tra i provvedimenti ne segnalo due che mi sembrano interessanti: richiamare i docenti in pensione e arruolare nuovo per- sonale senza gli adeguati diplomi pedagogici. Si tratta di soluzioni pal- liative che risolvono solo momenta- neamente un problema cronico. Far ritornare in cattedra docenti esperti può essere una buona solu- zione, purtroppo però questa idea non sembra avere grande successo. Ho avuto la possibilità di parlare con diversi insegnanti in pensione di tutti i livelli e quasi nessuno di loro ha preso in seria considerazione la possibilità di riprendere il lavoro, an- che se solo per un periodo limitato di tempo. C’è chi non ha più la pazien- za necessaria, c’è chi si sente tecno- logicamente inadeguato oppure c’è chi ha ancora nostalgia del contatto con gli alunni, ma è stanco di tutte le incombenze extra-didattiche. Per alcuni la pensione si è rivelata una specie di liberazione da un sistema che li ha bloccati per anni in un ruo- lo diventato troppo stretto. Anche coinvolgere persone senza i necessari titoli didattici, ma dotate di entusiasmo e voglia di trasmet- tere qualcosa a qualcuno, sembra essere un’ottima strategia per rime- diare a certi problemi. Ho letto un articolo in cui venivano intervistati questi futuri insegnanti pronti a intraprendere una nuova carriera professionale. Interessanti si sono rivelate le parole di una persona di- plomata in Scienze motorie. Si tratta di un signore svizzero-tedesco che, nella sua vita, ha fatto varie cose. Ci tiene anche a specificare che ha un grandissimo bagaglio di esperienze pratiche di ogni genere che metterà a disposizione dei suoi alunni. In- Richiamare i docenti in pensione e arruolare nuovo personale senza gli adeguati diplomi pedagogici, sono soluzioni palliative che risolvono solo momentaneamente un problema cronico La Rivista · Settembre 2022 53

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