La Rivista

la città murata dal di fuori – il verde del fossato, il mattone delle mura, le tegole degli edifici – non deve essere molto diverso dall’immagine che ac- coglieva i viaggiatori già nel Seicen- to, quando la cinta muraria assunse la configurazione attuale. E all’in- terno, è rarissimo trovare edifici che abbiano tratti moderni. Qualcuno ci dice che il palazzo più recente risale agli anni ’30, e noi di più moderni non ne abbiamo trovati. È bello perdersi In un modo diverso e tutto suo, Lucca è un po’ come Venezia: è bello perdersi, girare per le strade del cen- tro. Ben sapendo che per andare da un punto qualsiasi fino a un qualun- que altro luogo, non ci si metterà a piedi più che una ventina di minuti, o poco più. È bello perdersi perché, se si dà agli occhi il tempo di esplo- rare i dettagli, qui si troverà sempre qualcosa che cattura l’attenzione: l’eleganza di un palazzo rinascimen- tale, il segno di un arco antico sui mattoni di una facciata, le fronde di un albero che spuntano dalla cima di un vecchio muro sbrecciato, le fasce bicrome sulle facciate delle chiese. Le sbarre antiche e possenti alle finestre dei piani rialzati, segno che l’esigenza di sicurezza e la paura di furti e intrusioni non è certo feno- meno dei nostri giorni. E ancora, meravigliose terrazze per- golate che si affacciano su parcheggi e la sera riposano, mentre cascate d’edera rosseggianti del primo au- tunno fanno da pendant al marmo bianco di una delle cento chiese. O il commovente gotico fiorito che impreziosisce l’insolita facciata oblunga di Santa Maria della Rosa, un gioiello trecentesco a pochi passi dalla parte sud della cinta muraria. Proprio lì di fronte c’è la casa-museo della Santa Gemma Galgani, veg- gente e mistica vissuta sullo scorcio del XIX secolo e canonizzata da Pio XII nel 1940. Gemma raccontava di aver ricevuto le stigmate: e durante un’autopsia condotta tredici giorni dopo la sua morte, “ quando aprirono il costato di Gemma, apparve il cuore e quando lo incisero uscì sangue vivo che scorreva sul tavolo operato- rio, con sorpresa di tutti ”. Tutt’altro che aneddotico, restando in ambito religioso, è il carattere delle testimonianze storiche dis- seminate nelle chiese cittadine. A partire dal Volto Santo conservato nel Duomo di San Martino: in realtà un crocifisso in legno altomedievale, che secondo la tradizione sarebbe stato scolpito da mano divina e non umana. Oggetto di venerazione in tutta Europa, il Volto Santo è prota- gonista della più importante festa religiosa cittadina, l’Esaltazione del- la Santa Croce, che si celebra a metà settembre. Passeggiando (ancora una volta) per la via Fillungo, impossibile non essere colpiti dai riflessi dorati dell’enorme, straordinario mosaico due-trecentesco che, in una piazzet- ta lì di costa, copre la parte superiore della facciata di San Frediano. Raf- figura l’ Ascensione di Cristo tra due angeli alla presenza degli Apostoli : è opera tarda e forse non particolar- mente ispirata, ma dall’impatto dav- vero monumentale. E a suo modo monumentale è la vicina piazza dell’anfiteatro, che ha conservato la forma ovale dell’anfiteatro che sor- geva nell’area in età romana: forse l’angolo più suggestivo della città, non a caso interamente costellato da ristoranti e bar che sono una delle mete preferite nelle sere d’estate. La forma oblunga dell’anfiteatro la intravvediamo anche dopo esserci arrampicati su per i 230 gradini che portano sulla cima della più nota delle torri di Lucca, la “torre col ciuf- fo”: fra le pochissime rimaste delle 250 torri che sorgevano nella città murata nel Trecento, fu costruita per iniziativa dei fratelli Guinigi, mercanti e banchieri, padroni della città, e decorata sulla cima con un boschetto di lecci che ancora oggi la caratterizzano (anche se con ogni probabilità gli attuali sono stati ri- piantati in epoca successiva). Chissà se è alla torre Guinigi che l’architetto Mario Botta si è ispirato quando ha messo degli alberi sulla cima di al- L’imponente basilica di San Michele, sormontata dalla grande statua dell’arcangelo, si staglia possente alla sommità della facciata in marmo bianco, svettando sugli edifici medievali che circondano la piazza omonima. La Rivista · Settembre 2022 42

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