La Rivista

Nel 1984, dopo la laurea, ha iniziato a lavorare a Roma: perché Roma e non Milano? Sì, ho iniziato a Roma, perché fin dal primo anno di studi all’Istituto Europeo di Design mi era stata offerta un’opportunità di lavoro: disegnare la collezione Alta Moda Sposa della Radiosa, un’azienda leader nel mondo della sposa. Inoltre, le sfilate di Alta Moda si presenta- vano a Roma e, in quel periodo storico, Roma era molto importante come appuntamento nel calendario delle sfi- late. Ne consegue che Milano è venuta solo dopo. In seguito ha collaborato con Raffaella Curiel a Milano e più avanti con la maison Lancetti a Roma. Come hanno inciso le due collaborazioni sulla sua carriera? Nel 2003 ha disegnato le prime divise della compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti. Com’è arrivato a collaborare con gli Emirati e perché ha scelto di accettare proprio questo compito, che non lascia tanto spazio alla creatività? La Signora Curiel è stata colei che mi ha insegnato l’equilibrio per le proporzioni di un abito che sono fon- damentali per l’eleganza e la bellezza di un capo d’abbi- gliamento. Il Signor Lancetti invece, mago del colore, mi ha inse- gnato ad amalgamare i colori e gli accostamenti dei tessuti. Veniva chiamato il pittore della moda. Ecco, era veramente così. Accade che nel 1996 inizio ad avere clienti nell’area me- dio orientale. Erano principesse del Golfo Persico, Arabia Saudita, Kuwait, ecc. Il caso ha voluto che io venissi quindi contattato da Etihad, futura compagnia aerea dell’Emirato di Abu Dhabi. Il passaparola ha fatto il resto. In quegli anni non si faceva largo uso dei social media per farsi conoscere. Nemmeno se ne conosceva una pos- sibile loro esistenza o un loro impatto sulla società. In breve: le informazioni, i sostegni, le valutazioni giravano per lo più all’interno della cerchia dei vari professionisti del settore. Molto probabilmente, o quasi certamente, ero pressoché un emerito sconosciuto. Sono stati la tenacia, la costanza e il coraggio che hanno reso possibile questo progetto molto, molto complesso. Il 2003 lo considero un anno molto importante per me, in quanto ha segnato una svolta nella mia carriera. Etihad mi contattò quell’agosto per propormi di disegnare le un ingegnere, dopo avere conseguito il diploma di geome- tra, ma poi all’ultimo anno di studi, mi è stato fatto notare che sarei potuto diventare un Fashion Designer poiché continuavo a disegnare solo abiti. E ho realizzato solo allora che presto avrei iniziato una nuova avventura nel mondo della moda. Abito della Collezione Marie Antoinette La Rivista · Settembre 2022 32

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