La Rivista
di Luca D’Alessandro AcolloquioconLudovicoEinaudi RIFLESSIONI SUUNANUOVADIMENSIONE La Rivista Musica e spettacoli Con i pesci nelle acque della laguna oppure rilevando la riduzione dei voli aerei, lei ha ac- cennato ad un aspetto ecologico. Se torniamo indietro nel tempo, nel 2016, in collaborazione con Greenpeace, ha eseguito il brano Elegy for the Artic su una piattaforma galleggiante con sopra un pianoforte, davanti al ghiacciaio Wah- lenbergbreen in Norvegia. La performance è stata ripresa ed ha avuto un notevole riscontro sui canali social con il messaggio: Save the ar- ctic . Secondo lei, possiamo ancora invertire la marcia e salvare il clima? C’è speranza? Assolutamente. Diciamo che vado avanti per la mia strada con le mie convinzioni; quindi, ho una speranza che il mondo possa andare in una direzione migliore. A volte mi sento un po’ isolato con quest’opinione, nono- stante si trovino sempre delle persone che la condivido- no. D’altro canto, purtroppo, mi sembra che la gran parte del mondo abbia ripreso a far tutto come prima, anzi più di prima. Gli aspetti economici e della crescita fanno parte della natura dell’uomo. Ritorniamo ad Underwater , che è il suo primo album assolo da ben vent’anni. Questo concetto deriva da un desiderio maturato da anni oppure è da considerarsi il frutto di questa pandemia, in cui gli incontri con altri musicisti erano diffi- cili per non dire impensabili? In qualche modo nessuna delle due cose. O meglio: il L udovico Einaudi, parlando del suo recen- te disco Underwater con il giornalista di BBC Radio 6 Music, Matt Everitt, ad un certo punto è stato pronunciato il ter- mine inglese calm, in altre parole, una certa tranquillità che tutti noi abbiamo sentito negli ultimi due anni di pandemia. Questa “calma” ha influito sul suo lavoro? Sì. Diciamo che è un argomento delicato perché molte persone hanno sofferto e non hanno vissuto si- tuazioni positive come la mia. L’aspetto positivo che ho riscontrato in questa situazione era lo stop generale, per la prima volta in assoluto, credo per noi tutti. Come se si fosse spenta la luce, e quindi tutto era più silenzioso. Il silenzio improvviso ha comunque fatto sbocciare alcuni aspetti della natura. Ad esempio, il lockdown ha reso limpida la laguna di Venezia rendendone visibili i pesci. L’inquinamento sembrava molto diminuito anche grazie alla mancanza dei voli aerei; in sostanza, c’era un fiorire di alcune cose che prima erano state soffocate dalla no- stra presenza e della nostra attività continua assillante. Personalmente, la sensazione di quiete mi ha in qualche modo ossigenato e infine ispirato questa nuova musica. Ho apprezzato il fatto di aver più tempo a disposizione. Non mi sentivo interrotto da tutte le cose che ostacolano continuamente la nostra vita e che non sono per niente positive. Per la creatività c’è bisogno di concentrazione, pace, calma e intensità. Solo così si è capaci di approfon- dire i propri pensieri. Ludovico Einaudi ha recentemente pubblicato il suo album ”Underwater” – si tratta del suo primo album da solista in vent’anni, ed è un simbolo del suo approccio basato sulla natura. Alcune delle tracce sono intitolate con elementi legati all’acqua, come ad esempio ”Swordfish” oppure ”Wind Song”. La Rivista ha avuto l’occasione di incontrare il maestro. La Rivista · Marzo 2022 79
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