La Rivista
sperimentazione pittorica e pone sulla predella in questione la novità, i criteri della prospettiva, avvalen- dosi di linee convergenti verso un unico punto di fuga, celato dall’im- magine centrale del santo, ma nello stesso modo fortemente evidenziato. Abbiamo il movimento del cavallo impennato con in groppa il santo, il drago agitato con le ali spiegate e della donna sulla destra, che tende a indietreggiare. Lo scultore ricorre nello stesso riquadro per la prima volta alla cosìddetta “prospettiva atmosferica”, 11 eseguendo un profon- do senso di spazio aperto e infinito tramite il digradare degli alberi sullo sfondo e le nuvole in movimento sul cielo e applicandovi la tecnica inedita dello stiacciato , raffinato trattamento della superficie mar- morea capace di creare un effetto quasi disegnato, pittorico. L’illusione spaziale si gioca in pochissimi milli- metri di profondità del bassorilievo. Questa tecnica verrà perfezionata da Donatello nei decenni successivi, con i capolavori degli anni Trenta. Possiamo quindi affermare che il rilievo San Giorgio e il drago si rivela rivoluzionario, di assoluta impor- tanza e rende la predella una pietra miliare dell’arte rinascimentale sia sul piano della tecnica scultorea, sia per la prospettiva dello spazio. Dal 1984 l’originale è collocato al Museo del Bargello, mentre sulla facciata di Orsanmichele si trova una copia. Opere per il Campanile di Giotto Subito dopo la fine del lavoro per Orsanmichele Donatello viene chiamato di nuovo dall’Opera del Duomo per partecipare alla deco- razione scultorea del Campanile di Giotto, che all’epoca era arrivata alle nicchie del terzo livello. Lo scultore esegue tre statue di marmo per le nicchie sul lato orientale: il Profeta imberbe, il Profeta pensieroso e Il sacrificio di Abramo – eseguite tra il 1416 e il 1421 e installate nel 1422, e due per il lato occidentale, il pro- feta Abacuc, e Geremia – ambedue firmate sulla base “ Opus Donatelli ”. Queste opere sono la verifica e l’af- fermazione di una psicologia umana individuale che diversifica e le ren- de uniche tanto dal punto di vista plastico che da quello dei soggetti raffigurati. Le statue testimoniano una perfetta padronanza del marmo, energia vitale, forza caratteriale e individualismo. Il celebre Abacuc, la scultura più nota della serie, ricordato dalle fonti come lo “Zuccone”, è forse il capo- lavoro degli anni Venti del maestro. Donatello agisce sul fronte dell’e- spressività, raffigurando il profeta come un folle dai tratti del volto stravolti e patiti: la bocca socchiusa e le sopracciglia alzate a eviden- ziare lo sguardo perso nel vuoto, sono brani indimenticabili già per i contemporanei. L’intenso realismo è talmente memorabile, che attorno a quest’opera, appena un secolo dopo, fioriranno favole gustose come quel- la raccontata da Giorgio Vasari, che descrive lo scultore infuriato per non essere riuscito a donare alla scul- tura anche la parola: “ Mentre che lo lavorava, guardandolo tuttavia gli diceva: “Favella, favella, che ti venga il cacasangue !”. 12 David bronzeo Tra i lavori donatelliani svolti dopo il 1422 non si può tralasciare il David di bronzo, o Mercurio, se- condo altre interpretazioni, il nudo scultoreo rinascimentale a gran- dezza naturale più antico che ci sia arrivato, il più ambizioso del primo Rinascimento, opera di eccezionale Donatello, San Giorgio, particolare 1417 La Rivista · Marzo 2022 74
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