La Rivista
natello e Nanni di Banco per due figure di evangelisti, San Luca e San Giovanni. Niccolò Lamberti e Bernardo Ciuffagni sono incaricati rispettivamente di San Marco e San Matteo. Le statue mostrano qualcosa di completamente diverso dal ritmo gotico, raffigurano gli evangelisti seduti, in vista frontale. Donatello coglie San Giovanni assiso con il Vangelo sotto il braccio sinistro, e una posa stabile e seria dall’espres- sione audace e sofisticata. È una figura di solenne maestosità e diver- rà nel secolo successivo il modello per il Mosè di Michelangelo. Nanni riceve a lavoro compiuto 137 fiorini, Donatello 160, ma comunque ciò non influisce sul rapporto amichevole tra i due artisti che nel 1419 lavoreranno a fianco di Filippo Brunelleschi per la realizzazione del modello della cupola di Santa Maria del Fiore in mattoni e verranno pagati per tale opera 45 fiorini d’oro. Quattro mesi più tardi Nanni e Donatello saranno nella commissione dell’Opera del Duomo che valuterà il progetto della cupola di Brunelleschi. 8 Orsanmichele, San Giorgio e la tecnica dello stiacciato A Firenze vi è un secondo alveo per gli scalpellini: Orsanmichele, la loggia dell’inizio Trecento dove si teneva il mercato, adibita anche a granaio, in seguito chiusa e consa- crata a chiesa delle corporazioni fio- rentine. Qui, a pochi metri da Piazza della Signoria, tra Santa Maria del Fiore e Ponte Vecchio, nasce uno straordinario ciclo scultoreo elabora- to dai più grandi artisti fiorentini del primo Quattrocento. Dal 1411 Dona- tello realizza due statue, San Marco (1411-1413) e San Giorgio (1415-1417). Ambedue mostrano il netto taglio con la tradizione tardogotica e l’in- fluenza classica greco-romana data dallo studio dell’anatomia del corpo umano e dalla perfetta rappresenta- zione in contrapposto. 9 Il San Marco fu commissionato dall’Arte dei Linaioli e Rigattieri ed è considerato la prima scultura piena- mente rinascimentale nel percorso dell’artista, ma San Giorgio (alto 209 cm) è il primo capolavoro assoluto di Donatello. La scelta iconografica venne imposta dai committenti, gli armaioli fiorentini, che vollero am- mirare l’effige del santo guerriero, con le armi e la corazza ben visibili. La figura è apparentemente in una posa statica, appoggiata sullo scudo, con le gambe divaricate, ma la tor- sione del busto rispetto alle gambe e lo sguardo fisso e deciso sono il segno di una profonda tensione psicologica: il giovane ha visto il drago e si prepara ad affrontarlo, è pronto all’azione, fra poco si muo- verà. Il moto corporeo e la mimica facciale, la evidente concentrazione, il movimento appena accennato e i sentimenti sono in pieno accordo. Lo sguardo del santo mira lontano, la fronte è aggrottata, come se stes- se scrutando l’orizzonte in attesa del nemico, pronto ad imbracciare lo scudo e a brandire la spada. La torsione del busto infonde vita alla figura e visivamente rende il senso di profondità della nicchia, accorda la statua allo spazio del tabernacolo ancora in stile gotico, rendendolo indipendente, tangibile e misurabile. Donatello riversa nell’opera le sue meditazioni sull’antico, anche se non segue precisi modelli classici. La predella con San Giorgio e il dra- go (cm 50 x 172 x 21,5) è un’opera cardinale del Rinascimento fioren- tino, con cui Donatello imprime una svolta sostanziale nella rappresen- tazione dello spazio. Un prezioso do- cumento dell’Opera di Santa Maria del Fiore riporta che il 17 febbraio 1417 l’Arte dei Corazzai acquistò il marmo per la base “ quam ponere vo- lunt sub figura de marmore ”, 10 ossia sotto il San Giorgio in Orsanmichele. Ricordiamo che Firenze era una città di grandiosi cantieri, soprattutto di scultura, ma i rivoluzionari studi sulla prospettiva di Brunelleschi non erano ancora stati applicati nel cam- po dell’arte. Donatello, anticipa di vari anni la La Rivista Cultura Donatello, David, 1408 La Rivista · Marzo 2022 73
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