La Rivista

La Rivista La lingua batte dove... L’italianodi professione Recentemente, durante una breve vacanza in Engadina, sono andato a cenare in un ristorante italiano. Generalmente evito di frequentare ristoranti che promettono un’italianità culinaria per me troppo stereotipata, ma che invece sembra essere molto apprezzata all’estero. Sempre le solite lasagne, i soliti spaghetti alla bolognese (purtroppo è vero!), la solita insalata caprese con l’aceto balsamico, la solita pizza con la rucola che cambia il nome a seconda dell’umore del pizzaiolo di turno che ha scritto il menù, il solito tiramisù, la solita panna cotta, il solito limoncello. Che noia! Quella sera, comunque, non avevo alternative visto che si trattava dell’unico ristorante del paesino dove mi trovavo con un tavolo libero. Proviamo e… speriamo! di Raffele De Rosa D a pochi giorni in Svizzera hanno tolto ogni obbligo di certificato vaccinale e il locale è pieno. Tra i clienti sento parlare varie lingue come lo svizzero tedesco, il tedesco standard, l’inglese britannico, il francese, il russo e l’italiano con accento lombar- do. Probabilmente sono i famigerati “milanesi dell’Engadina”. Se fossero stati, infatti, bregagliotti o poschiavi- ni, probabilmente avrebbero parlato nel proprio dialetto di montagna per distinguersi un po’ dagli italiani della metropoli lombarda. Il personale del ristorante è, invece, tutto italiano. Del Sud. Sento intrec- ciarsi gli accenti dei camerieri pu- gliesi, napoletani, siciliani e calabresi che passano tra i tavoli, raccogliendo le ordinazioni o portando le pietanze. Con le persone non italofone usano una lingua speciale a base italiana, ma con contaminazioni anglo-fran- Tutto è fatto all’insegna dell’italianità da esportazione, un po’ chiassoso e “simpaticamente” disorganizzato La Rivista · Marzo 2022 62

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