La Rivista

parte dello stesso imperatore France- sco Giuseppe. Suo collaboratore per quanto riguar- dava il settore molitorio era l’inge- gnere meccanico tedesco András Mechwart (1834-1907), uno dei mas- simi esperti di quel tempo a livello mondiale. Fu lui ad inventare e a brevettare un nuovo metodo di ma- cinazione conosciuto come sistema molitorio ungherese , che utilizzava cilindri di acciaio, al posto di quelli di ghisa o di porcellana che già si usa- vano anche in Italia. Il nuovo sistema permetteva di separare la crusca un po’ per volta e più facilmente. In Ungheria, Giovanni aveva imparato anche a conoscere meglio i vari tipi di grano, le nuove vie commerciali ed era entrato in contatto con gli espor- tatori di grano dall’Ucraina e dalla Russia, tramite la piazza commer- ciale di Odessa nel Mar Nero, con- trollata dagli italiani. Con tante sue esperienze e conoscenze, Giovanni poteva mirare più in alto, molto più in alto. Nel 1872, quando il padre andò ad abitare a Santa Maria del Rovere, un popoloso quartiere alla periferia di Treviso, per dirigere un altro mulino nel vicino comune di Preganziol, Giovanni restò nella residenza di Mo- gliano, ma il suo pensiero era rivolto ad una impresa più grande. Il suo sguardo era rivolto all’area metropoli- tana di Venezia. Nel 1880 si trasferì in Laguna e comprò la vasta area dell’ex convento femminile dei SS. Biagio e Cataldo, nell’estremità occidentale dell’isola della Giudecca, che occu- pava una superfice di oltre 30 mila metri quadrati. Il molino più grande d’Europa Tra quanti hanno ricostruito la storia del Mulino Stucky c’è anche Valeria Farinati dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, che ci rac- conta come dopo la demolizione degli edifici esistenti, Giovanni fece edifi- care un primo nucleo di un comples- so molitorio, che sarebbe divenuto il più grande d’Europa, dove introdusse su larga scala la macinazione a ci- lindri all’ungherese . Nel 1893, l’im- menso edificio fu tutto illuminato da luce elettrica, per la prima volta uti- lizzata a Venezia ad uso privato. Nel 1895 iniziò l’opera di «sistemazione complessiva e di riunificazione for- male del complesso affidata a Ernst Wullekopf (1858-1927), esponente della cosiddetta scuola architettonica di Hannover». Vennero edificati poi nuovi silos e magazzini, con annessi un grande pastificio gestito dalla so- cietà Antonelli, un panificio e un bi- scottificio. A partire dal 1905 i motori elettrici cominciarono a sostituire quelli a originaria energia motrice a vapore (Valeria Farinati, La storia del mulino Stucky , in «Arte & Storia», Svizzeri a Venezia, Ticino Manage- ment , Anno 8, n 40, Lugano 2008, pp. 434-440). Il mulino Stucky, partito agli inizi con una produzione di 500 quintali di farina al giorno, raggiunse, in breve tempo, ben 2.500 quintali di prodotto giornaliero. Solo il silo più grande poteva immagazzinare fino a 80 mila quintali di grano. Gli addetti ai lavori erano oltre 1.500 tra impiegati e ope- rai che lavoravano 24 ore su 24. C’era poi tutto l’indotto. L’impresa dava lavoro a migliaia di persone non solo in Laguna, ma anche in terraferma, dove Giovanni Stucky possedeva altri mulini e aveva comprato quasi 1.500 ettari di terreno, provvedendo alla bonifica, senza contributo statale, e tenute agricole con circa novecento bovini, nei pressi di Portogruaro. In queste sue proprietà fece abbattere i vecchi casolari per costruire moder- ni appartamenti per gli operai stan- ziali e avventizi. Destinò il terreno, a secondo della posizione, in culture cerealicole, rimboschimento (5.000 pioppi del Canada), 89 mila gelsi su 33 ettari per bachi da seta, e 67 ettari a vigneto. In tutte queste tenute lavo- ravano per Stucky fino a quasi 1.000 persone. Sin dagli inizi il successo di Giovanni era stato seguito con sod- disfazione del padre Hans che anda- va spesso a visitare il figlio a Venezia, dove si spense il 9 novembre del 1887 Gli affari di Giovanni gli stavano per- mettendo di accumulare guadagni immensi. Erano cifre da capogiro che in poco più di un decennio lo resero l’uomo più ricco di Venezia e di tutto il Veneto. Il suo mecenati- smo è dimostrato dal suo cospicuo contributo dato alla 1.a Esposizione internazionale d’Arte della città di Venezia , inaugurata nel 1895, poi divenuta celebre come Biennale di Venezia . Tanta ricchezza fu celebrata con l’acquisto, nel luglio del 1908, La Rivista Cultura La Rivista · Giugno 2022 70

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