La Rivista

che, di recente ha pubblicato, la storia della sua famiglia nel monumentale volume La dinastia Stucky. Storia del molino di Venezia e della sua fami- glia da Manin a Mussolini, 1841-1941 , Padova 2018). Hans Stucky diede un decisivo contributo sia trasformando la for- za motrice del mulino da acqua a vapore, con una macchina centrale che movimentava tutti i macchinari, sia costruendo una vasca a imbuto da adibire a silo dei grani. Già dopo il primo anno di attività il mulino pro- duceva ben 187 quintali al giorno di sei diverse qualità di farina. Il grano arrivava in Laguna anche dagli im- barcatoi russi del Mar Nero e le farine prodotte venivano poi esportate in tutta Italia e anche all’estero, soprat- tutto in Brasile. Nel 1847, Oexle, per ristrettezze economiche fu costretto a cedere il mulino a tre uomini d’affari veneziani, restando, tuttavia, a diri- gere l’impresa sempre con la collabo- razione di Hans Stucky, che, intanto, appena arrivato a Venezia, era andato a convivere con una bella ragazza diciottenne, Domenica Forti, sua vicina di casa, che abitava, appunto, a Cannaregio 2939. Da quella «pecca- minosa convivenza» , soprattutto per motivi religiosi, lui era riformato e lei cattolica, il 27 maggio 1843, nacque Giovanni, il futuro principe dei mu- gnai , che sarebbe divenuto l’uomo più ricco di Venezia. Nel corso della rivolta antiaustria- ca, Hans, come tanti altri svizzeri residenti in Laguna, si era intanto distinto non solo a fianco dei patrioti nella resistenza contro il ritorno delle agguerrite truppe del feldmaresciallo Josef von Radetzky, ma, soprattutto, assicurando, insieme ad altri sei sviz- zeri del mulino, il vettovagliamento della città assediata, fornendo il pane necessario. Al mulino di San Girolamo si lavora- va giorno e notte fino a quando, il 10 luglio 1849, alcuni guasti ne fecero cessare l’attività, ed i veneziani furo- no costretti a rimettere in azione vec- chi macine di pietra a mano. Fu allo- ra Hans Stucky che riuscì a riparare le avarie e a far ripartire, il 19 luglio il mulino. Dieci giorni dopo, il 29 luglio, le truppe austriache sferrarono, un violento attacco, con un blocco nava- le totale della Laguna, che continuò senza posa per 24 giorni. Il 22 agosto 1849, Venezia, debilitata dalla fame e dal colera, fu costretta ad arrendersi. La sconfitta fu vista quasi come una liberazione, ma il ritorno alla vecchia prosperità promessa dagli austriaci, restò una mera illusione. La stessa dichiarazione d’intenti dell’impera- tore Francesco Giuseppe di «unire i vostri ai nostri sforzi onde possa rinascere l’antica vostra floridezza, assieme colla più specchiata vostra fedeltà» , cadde nel vuoto. La residenza di Mogliano Veneto La situazione della città restò, infatti, quella descritta, tra l’altro, in una lettera di Nicolò Priuli allo stesso imperatore, datata del 1850: «Venezia si strugge in un deplorabile avvilimento, spogliata del libero suo commercio [il portofranco era stato limitato all’isola di S. Giorgio], privata dei principali uffici centrali traslocati a Verona [la nuova capitale del Lom- bardo-Veneto] ed a Trieste [fin dal marzo 1848 sede della marina milita- re], deserta nel suo arsenale, smunta dalle esorbitanti passate e presenti gravezze, abbandonata da negozianti forastieri, disertata da migliaia di abitanti, vedovata da tanti capi di famiglie colpiti dalla proscrizione» (Piero Del Negro - Storia di Venezia , alla voce Il 1848 e dopo , in Treccani.it, online , 2002). La città si sentiva di vivere nella «vigilia infausta, ma certa, della pros- sima sua distruzione» ( ibidem ) men- tre infuriava la repressione contro quanti avevano partecipato alla sol- levazione. Tra i più colpiti e, quindi, sottoposti a particolari controlli, per aver sostenuto la rivolta, c’erano gli svizzeri, colpevoli anche di aver in- dotto la Confederazione a riconoscere per prima la Repubblica Veneta di Manin. Gli svizzeri in Laguna furono sottoposti a più stretta vigilanza, ma contro di loro non fu, tuttavia, emesso nessun particolare provvedimento, La Rivista Cultura a residenza Stucky di Mogliano Veneto, è un’antica villa, più volte ristrutturata, oggi è sede di una Hotel a quattro stelle. Nel 1917 nella Villa soggiornò anche re Vittorio Emanuele III, al comando della Terza Armata, dove fu decisa la riscossa ed i piani della vittoriosa offensiva finale sul Piave. La Rivista · Giugno 2022 68

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