La Rivista

Nel corso della seconda metà dell’Ot- tocento solo alcuni albergatori elve- tici aprirono loro attività in Laguna (vedi La Rivista, n. 2 / 2021 ). Il più grande imprenditore svizzero di Venezia, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, sarebbe stato Hans Stucky o Stucki. Era originario del villaggio di Münsingen, in Canton Berna, dove la sua famiglia fabbrica- va barattoli e scatole, ma anche armi, attività testimoniata dallo stemma di famiglia con un armigero, un canno- ne e una stella. Nato il 21 marzo 1813, Hans, ultimo di sei figli, nel 1829, all’età di 16 anni partì a piedi per un viaggio in Italia. Una delle sue prime tappe fu la Mar- ca Trevigiana, dove si mise a lavorare in uno degli oltre sessanta mulini, che allora sorgevano sulle sponde del fiume Sile e dei suoi affluenti. Quella che doveva essere una provvisoria occupazione solo per guadagnare qualche spicciolo, fu, invece, un amo- re a prima vista per l’arte molitoria. Ritornato a casa, Hans palesò la sua intenzione di lasciare il paese per diventare mugnaio, la sua scelta fece scoppiare, però, un «burrascoso liti- gio» con il padre, che voleva imporre l’usanza per la quale a Münsingen e dintorni, invece del maggiorasco , per cui ereditava tutto il figlio maggiore, vigeva quella del minorasco , che proprio bando di espulsione. E dopo i grigionesi toccò anche ai circa 600 svizzeri, accusati di togliere il lavoro «ai soggetti nazionali» e di esportare nella patria di provenienza «il frutto» delle loro attività. Questi precedenti non avrebbero, tuttavia, impedito agli svizzeri di intervenire nella difesa di Venezia che, nel 1848, sotto la guida di Daniele Manin (1804-1857) e Nic- colò Tommaseo (1802-1874), si era ribellata alla dominazione austriaca. Hans Stucky da Münsingen a Venezia Accogliendo la richiesta di Ma- nin, la locale Società Elvetica, e lo stesso Benoît Wölflin, arrivato a Venezia per dirigere il locale vicecon- solato svizzero, aperto nel luglio del 1847, chiesero l’invio della colonna militare del maggiore Hans Debrun- ner di Frauenfeld, che, nel 1849, op- pose un’eroica resistenza alle truppe austriache. Tornati gli austriaci in Laguna, gli svizzeri soffrirono le con- seguenze della loro partecipazione at- tiva alla rivolta. Per tutto il periodo in cui il Veneto fu sotto l’Impero austria- co, dal trattato di Campoformio del 1797 fino al plebiscito di annessione al Regno d’Italia del 1866, gli industriali, i banchieri e gli albergatori elvetici ave- vano preferito investire i loro capitali nelle altre regioni italiane. assegnava tutti i beni al figlio più giovane, con l’obbligo di restare con i genitori per assisterli in vecchiaia. Hans lasciò allora di nuovo la fami- glia per recarsi a Frauenfeld, in Can- ton Turgovia, dove si stavano realiz- zando nuovi macchinari che avreb- bero rivoluzionato l’arte molitoria. Si trattava dei cosiddetti «molini a cilindri di metallo» poi brevettati, nel 1834, dall’ingegnere Jacob Sulzberger. Era un nuovo sistema che, invece di quelli in uso sin dall’epoca romana a macine di pietra, impiegava una serie di coppie di cilindri rotanti, tutti nella stessa direzione, fabbricati in ghisa dura, nei quali i cereali, davano un prodotto più raffinato e una maggiore rendita. Quando, nel 1837, la ditta svizzera Richenbach e Fehr decise di impiantare uno di quei mulini a Me- lagnano a sud di Milano, Hans, che parlava già discretamente l’italiano, fu scelto come collaboratore. Quel mulino non entrò mai in funzione a pieno ritmo per i capricci del fiume Lambro che, a causa di alluvioni o secche, non riusciva a fornire una gettata d’acqua costante. Fu allora venduto per scarso rendimento. “Peccaminosa convivenza” Lo acquistò il bavarese Friedrich Oexle, che lo smontò per trasferirlo, insieme alle maestranze, a Venezia. Hans Stucky arrivò così, nel gennaio del 1841 in Laguna, dove prese allog- gio insieme al suo amico Gaspare Studer di Zurigo, anch’egli molinaro , a Cannaregio 2933, all’ingresso dell’ex convento di San Girolamo, trasforma- to dall’impresa bavarese «in molino, con il campanile come ciminiera». Stiamo citando a piene mani da La- vinia Cavalletti, giornalista e storica, diretta discendente dello stesso Hans, Il Mulino Stucky ha cessato del tutto la sua attività nel 1955. L’immenso stabilimento alla Giudecca, del tutto ristrutturato, è la sontuosa sede dell’attuale albergo a cinque stelle Molino Stucky Hilton . La Rivista · Giugno 2022 67

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