La Rivista

nario c’erano tre insegnanti di origi- ne italiana, ho aggiunto anche che ci sono diverse analogie con il mondo italofono. In entrambe le aree cultu- rali, infatti, per lungo tempo non c’è stata una vera e propria unità lin- guistica. L’uso della lingua standard si è diffuso solo gradualmente e non sempre in modo uniforme. Soprat- tutto in area alemanna e bavarese l’uso del dialetto è oggi socialmente importante praticamente come in certe regioni italiane (per es. in Ve- neto, in Campania o in Ticino). Ho presentato i principali fenomeni che distinguono i dialetti alemanni, e quindi anche le varietà elvetiche, da quelli che hanno formato la base del tedesco standard. L’apprendi- mento dello Schwyzertüütsch da parte degli stranieri può essere faci- litato dalla conoscenza di determi- nati meccanismi fonologici (per es. la mutazione consonantica antico alto tedesca come Kind > Chind e alcuni passaggi vocalici come Huus > Haus , miin > mein ) che presentano una certa regolarità nell’applicazio- ne. Dal punto di vista linguistico diversi capolavori della letteratura tedesca medievale presentano tratti alemanni ancora ben conservati nei dialetti svizzero-tedeschi moderni. Per questo motivo Hochdeutsch e Schwyzertüütsch sono due facce della stessa medaglia. Dopo la pausa mi sono occupato della trattazione di tutta una serie di difficoltà che si possono ave- re durante l’apprendimento della lingua tedesca. Da dove derivano? Dalle strutture della lingua tedesca, problematiche anche per le persone autoctone (per es. l’uso del preterito o l’ortografia delle consonanti dop- pie)? Oppure dall’interferenza delle lingue di origine (per es. lo scambio di genere)? In questo senso ho fatto vedere materiale autentico raccolto dall’esame della produzione scritta di decine di persone, di ogni età e nazionalità, alle prese con la cosid- detta “lingua di Goethe” (e “di Tell”). Alla fine del seminario mi sono ac- corto che avrei voluto dire tanto altro ancora. Per questo motivo ho prepa- rato preventivamente un documento in cui ho cercato riassumere tutto quello che i partecipanti dovrebbero sapere sulla lingua tedesca, ma non hanno mai avuto l’opportunità di conoscere durante il loro studio. L’ho consegnato con la raccomandazione di leggerlo a casa e ho promesso che sarei stato sempre a loro disposizio- ne per eventuali domande. Questione di punti di vista Dopo un piccolo riassunto degli argomenti trattati, mi sono conge- dato con la frase in tedesco trapatto- niano ich habe fertig , accompagnato subito dopo da un sono finito in “ita- lesco”, giusto per vedere l’effetto che fa. Ma ero veramente sfinito. Dopo ore passate a parlare in tedesco mi faceva male la gola e mentalmente ero stanchissimo. Non sono un bi- lingue e quindi devo sempre cercare di dominare il mio tedesco sia nei contenuti che nella forma... appunto in nome della perfezione linguistica . Credo, comunque, di essere stato piuttosto credibile nella mia espo- sizione essenzialmente per due motivi: - il primo è che conosco benis- simo quello che ho presentato perché mi ci identifico ogni giorno. Interiorizzare e metabo- lizzare la propria materia è una strategia didattica importantis- sima per rendere più empatica qualsiasi lezione. Io amo la Storia delle lingue e quella del tedesco mi ha sempre affasci- nato per vari motivi. Se parlo di Minnesänger … divento anche un Minnesänger . La cosa vera- mente “strana” è che, a parlare di queste cose a un pubblico di lingua tedesca, sia stato un ita- liano come me. In questo sono stato aiutato molto dalla mia formazione umanistica avuta in Italia, in un periodo nel quale si pensava che possedere un mi- nimo di nozioni culturali fosse un valore aggiunto e non una zavorra da eliminare; - il secondo è che i partecipanti hanno avuto la possibilità di sentire, in viva voce e in tempo reale, tutta una serie di devianze linguistiche in tedesco. Proprio io, infatti, che spiegavo il sig- nificato di Dativo o Genitivo, al primo segnale di stanchezza sbagliavo la preposizione e il caso ( auf dem Tisch o auf den Tisch … boh?). Diverse volte mi correggevo subito oppure richia- mavo l’attenzione dei parteci- panti sull’errore che avevo com- messo, in altri casi, sorridendo, ho continuato facendo finta di nulla. Ho sorriso spesso… e credo che anche i partecipanti al seminario si siano divertiti un po’. Durante il seminario parlavo dunque con cognizione di causa perché nella mia “lotta” quotidiana con le varietà lingui- stiche del tedesco io stesso sono “vittima” e “carnefice”. Deutsch perfekt … è una questione di punti di vista. Io so già che non userò mai perfettamente il tedesco come un nativo tedesco, svizzero, austriaco, lussemburghese o al- to-atesino. Ho imparato, invece, a mostrare senza problemi le mie “debolezze” con l’obiettivo di sensi- bilizzare i professionisti delle lingue ad affrontare l’insegnamento/l’ap- prendimento delle lingue senza pre- giudizi e paure. Se ce l’ho fatta io, ce la faranno an- che loro… spero. La Rivista La lingua batte dove... La Rivista · Giugno 2022 55

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