La Rivista

1 Si parla di greenwashing per indicare le pratiche adottate da quelle aziende od organizzazioni interessate ad acquisire una reputazione «verde», ossia ecologica, senza che vi corrisponda un modo di operare sostanzialmente diverso da quello degli altri soggetti (concorrenti) rispetto ai quali esse si vogliono differenziare. Le origini di questa strategia risalgono agli anni ‘70 e ‘80, quando vi si ricorreva per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media dall’impatto ambientale negativo (talvolta veri e propri disastri) di alcune attività produttive (in https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/greenwashing/ (26.1.2022)) conosca la storia della grafica che abbiamo realizzato.” Ce lo puoi spiegare? I brand sottovalutano sempre l’importanza di una grafica, dandole solamente un valore estetico o emo- tivo che segue il trend del momento. Dal mio punto di vista la grafica è invece uno straordinario strumento di comunicazione, capace di emozio- nare, ma anche di raccontare e far riflettere. Le persone che conoscono quello che indossano, dal tessuto alla grafica, cambiano completamente il rapporto con i vestiti che hanno nell’armadio. Il valore emotivo e di coinvolgimento è maggiore. La scelta di fare un acquisto, di cosa indossare e comunicare indossando un capo diventa una scelta consapevole, non più solo estetica. Per questo ogni grafica che realizziamo è frutto di una progettazione a 360°, che non si limita a disegnare qualcosa di bello ed indossabile, ma che possa fare an- dare le persone oltre l’apparenza. Avete molta concorrenza sul mercato italiano? Dipende cosa intendiamo per concorrenza. Se una realtà produce in modo responsabile per dare un contributo positivo, non è concor- renza. Lo vediamo più come un gioco di squadra per stravolgere un sistema che funziona male. Ognuno porta il suo mattoncino per creare un cambiamento. I concorrenti per me, nel senso di competizione sul mercato, sono invece quelle aziende che parlano di sostenibilità perchè è la moda del momento, con l’obiettivo finale di aumentare i profitti. Questi sono i concorrenti pericolosi, sono loro a intossicare il mercato, a dan- neggiare il lavoro di chi produce in modo responsabile e soprattutto non portano un contributo positivo alla società. La richiesta cresce? Nonostante un mercato davvero intasato, confuso ed instabile, il no- stro marchio è cresciuto ed è sempre più seguito ed apprezzato. Siamo soddisfatti. L’attenzione verso la moda sostenibile cresce soprattutto da parte dei più giovani. È importan- te però tenere alta la qualità delle in- formazioni, per limitare al massimo il fenomeno del greenwashing, che distrugge i buoni propositi. Scuola e università si stanno interessando sempre di più alla moda sostenibile e avranno un ruolo molto impor- tante nella formazione dei ragazzi. I governi devono decidersi a suppor- tare le aziende realmente sostenibili e verificare quelle che non lo sono, obbligandole ad adeguarsi. Siete presenti nei negozi e in rete? Distribuzione? Il nostro punto vendita principa- le è lo store online. Siamo presenti anche in alcuni negozi nel nord Ita- lia e stiamo lavorando per aumen- tare la distribuzione. Utilizziamo i social come Instagram e Facebook in modo diverso da tanti brand, non tanto per parlare di prodotti, quanto per comunicare e generare consape- volezza. Piani e sogni per il futuro? Piani tanti, sogni moltissimi. A breve sono previste collaborazioni su diversi livelli (scuole, eventi, ecc.). Sto lavorando per rendere Defeua un brand sempre più circolare e ridurre le distanze nella filiera, con l’obietti- vo di portare tutta la produzione sul territorio italiano. C’è anche la corag- giosa idea di aprire un punto fisico. I progetti sono grandi e richiedono tempo, risorse e capacità. Sfidare se stessi credo sia il modo migliore per crescere come azienda e soprattutto come persona. Defeua-packaging-tshirt La Rivista Il Belpaese La Rivista · Giugno 2022 37

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